Consulta sulla mancata concessione di immunità nel caso Regeni per il reato di tortura

Manifestazione e fiaccolata in ricordo di Giulio Regeni, a 4 anni dalla sua scomparsa a Il Cairo, Torino, 25 gennaio 2020. ANSA/EDOARDO SISMONDI

La Corte Costituzionale ha dichiarato che la paralisi del processo per i delitti di tortura, causata dall’impossibilità di notificare personalmente gli atti di avvio al colpevole a causa della mancata cooperazione dello Stato di appartenenza, è contraria al diritto costituzionale italiano, europeo e internazionale. Secondo la sentenza della Consulta, questa situazione crea un’immunità de facto che viola i diritti della vittima e il principio di ragionevolezza. La Corte ha inoltre affermato che il dovere dello Stato di perseguire i reati di tortura è il riflesso del dovere di salvaguardare la dignità umana. La sentenza del 27 settembre scorso ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di un articolo del codice di procedura penale che non prevede che il giudice proceda in assenza per i reati di tortura quando è impossibile provare che l’imputato sia stato messo a conoscenza del processo.

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