“Giampaolo Rossi sulla Rai: Un’eredità da brividi”

Roma. È stata trovata la pipa di Giampaolo Rossi, il direttore generale della Rai, colui che si occupa di televisione per Giorgia Meloni. Non si tratta di un’intervista, come quella di René Magritte, che non era una pipa. La pipa è ancora calda, con del tabacco, ed è stata dimenticata in un caffè surrealista. Rossi esprime il suo rispetto per i giornalisti e i critici televisivi, ma critica il giornalismo che racconta la Rai in modo morboso e le cattiverie di coloro che parlano male dell’azienda in cui lavorano. Alcuni quotidiani copiano gli altri solo per deriderla e si dedicano a critiche feroci, spesso interessate. Rossi sottolinea l’importanza di far sopravvivere la Rai anziché proporre di venderla. Parla della sfida che la televisione generalista deve affrontare nel cambiamento del pubblico e dell’età. Rossi fa notare che in passato c’era una regola non scritta nella Rai che prevedeva di dare almeno un anno prima di criticare un nuovo management e i palinsesti che erano stati assemblati in un mese. Parla anche della situazione ereditata dalla gestione precedente, con una Rai ferma dal 2013. Rossi sottolinea l’impegno di mettere in sicurezza la Rai e la sua importanza come azienda che offre servizi innovativi e programmi per minoranze linguistiche. La Rai è come una stazione ferroviaria che non dimentica nessun piccolo paese ed è una garanzia di pluralismo previsto dalla Costituzione. Rossi fa notare che la Rai può ottemperare al contratto di servizio solo se ci sono le risorse necessarie e che difenderla è compito di pochi. Conclude dicendo che questa non è una pipa, ma una non intervista.

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